Io non dimentico: è questo l’impegno comune delle classi coinvolte nel progetto “Papareschi contro le mafie” che, nel corso di quest’anno scolastico, anche grazie alla collaborazione con l’Associazione “Libera contro le mafie”, hanno potuto avvicinarsi alla complessità di questo tema, visto non come lontano nello spazio e nel tempo, ma come presente alla quotidianità; un percorso che ha lo scopo di capovolgere il paradigma abituale e di rendere consapevoli i ragazzi e le ragazze della possibilità di fare la differenza.
È in questa prospettiva che, il 19 maggio presso il Drugstore museum, sono state accolte le parole e la testimonianza di Lucia Borsellino. Un incontro che ha avuto il merito di restituire alle giovani generazioni, a “chi non c’era” in quei tragici giorni del ’92, la figura e il ruolo ricoperto all’interno del pool antimafia dal magistrato Paolo Borsellino; un racconto di eventi ormai consegnati alla storia del Paese che sua figlia ha delineato restituendo nel contempo un’immagine del padre priva di retorica e ricca di umanità, la stessa umanità che lo ha contraddistinto in tutto il suo percorso di servitore dello Stato. È in questa dimensione che le parole del giudice: «la paura è umana, ma combattetela con il coraggio» si sono confermate un messaggio prezioso che rafforza la sua convinzione che: «Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo».
Una giornata importante, con un ideale passaggio di consegne dove parole come legalità e giustizia non sono state presentate come un limite ma, al contrario, come le comuni fondamenta per una diversa e più equa società che i ragazzi e le ragazze della generazione “Z” hanno il diritto di costruire, forti anche dell’insegnamento e delle scelte di personalità come quella di Paolo Borsellino, scelte che sono emerse così bene nell’intervento di sua figlia Lucia, alla quale va il più sentito “grazie” dell’intero Istituto.
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